Immaginate un libro quasi senza trama e senza intreccio. Un romanzo dove sono le sensazioni di una bambina, poi ragazza e infine donna, le vere e uniche protagoniste delle pagine.
Stiamo parlando di Vicino al cuore selvaggio, romanzo scritto nel 1944 da Clarice Lispector, quando l’autrice brasiliana aveva solo diciannove anni, e che ha riscosso un enorme successo di critica e di pubblico.
Joana, la protagonista, sin da bambina è sopraffatta dalla percezione delle cose, sensazioni violente che si fanno vertigine e che sembrano prescindere dal mondo, assumendo vita propria. Le parole con le quali Joana si relaziona al reale sono una sorta di pre-linguaggio che la travolge come un bisogno straripante di esprimersi lontano dai dogmi dei significati condivisi.
“Io tendo al male”, pensa di sé Joana bambina, avvertendo pulsare una sensazione di forza repressa pronta a scoppiare. E, quando l’amato padre verrà a mancare, sarà affidata alle cure di una zia che non ne comprende lo strano comportamento e che, di fronte all’affermazione “Io posso tutto”, decide, spaventata, di rinchiuderla in collegio. Il mondo intimo e tumultuoso di Joana è sfiorato appena dagli avvenimenti della vita – dal matrimonio, dal tradimento del marito, dal suo confronto con l’amante di lui - e sopraffatto, invece, dalla sua interiorità, dalle cose “tumide di vita” e da quel “buio che le pesa sul petto” e che la rende una presenza quasi evanescente, ai margini del reale, ma, al tempo stesso, drammaticamente vera.
Con uno stile unico e un linguaggio che si fa flusso di suoni, sinestesie, immagini, “Vicino al cuore selvaggio” è un’opera straordinariamente originale, non per tutti, che si ama o si odia, ma che non lascia spazio all’indifferenza.
IL VINO
Ad accompagnare questa lettura, e in omaggio alle origini dell’autrice, niente di meglio di un Merlot brasiliano. Un vino elegante, dalla spiccata personalità e con note di freschezza che lo rendono immediatamente riconoscibile.
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