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L’isola dove volano le femmine. Quando il reale sfuma in un allucinato immaginario

Writer: Michela BilottaMichela Bilotta

Luminoso romanzo d’esordio di Marta Lamalfa, L’isola dove volano le femmine è una storia ambientata nel 1903 sull’isola siciliana di Alicudi. Qui vive Caterina, quindici anni, insieme alla sua numerosa e poverissima famiglia. La narrazione si apre sulla pittoresca scena della veglia funebre al corpo di Maria, gemella di Caterina. China sul suo feretro, la madre le sussurra all’orecchio le parole da riportare ai parenti morti. Accanto a lei il marito, chiuso nel suo dolore, e, impietriti i nonni, i bisnonni e gli altri due figli.




Caterina fissa sgomenta il corpo immobile della gemella come se vedesse se stessa, prima che l’ingresso di Ferdinando, il giovane accusato di aver provocato la scomparsa della ragazza, porti lo scompiglio tra i presenti, descritto con una pennellata straordinaria: “c’è chi continua a guardarsi le mani a testa bassa, e chi si dimentica della morte e guarda fuori la vita tirarsi per i capelli”.


Soggiogata dal tormento della fame, dal durissimo lavoro nei campi che non risparmia nemmeno i bambini, e dalle soffocanti limitazioni che regolano la vita delle donne, Caterina sogna un altrove che la renda libera come le majare, le streghe di cui le parla sempre la nonna, raccontandole dei loro riti e della loro capacità di prendere il volo. Essere come loro, donne libere e al di sopra del giudizio feroce degli abitanti dell’isola, diventa per Caterina l’unico desiderio in grado di sollevarla dal giogo di un’esistenza annichilente. E quando scioglie i capelli dalla strettissima treccia che insieme ai capelli tiene stretti anche i dolori, Caterina prega che le majare vengano a prenderla per portarla con loro. Persino l’animo rassegnato del padre si apre alla speranza fallace del cambiamento, quando cederà, invano, alle sirene ammaliatrici della rivoluzione.


La fantasia di Caterina è accesa dai racconti del bisnonno, che tutti considerano un po’ folle, e che dice di vedere strane figure aggirarsi per i campi. Ai suoi racconti si intrecciano quelli degli altri arcudari, ognuno dei quali sembra credere a bizzarre presenze e insoliti fenomeni. In un’atmosfera sospesa e surreale, le loro storie sfumano nelle vicende reali, creando un paesaggio narrativo di grande suggestione.


Il libro prende spunto da fatti realmente accaduti: in quel periodo di estrema carestia, infatti, ad Alicudi gli abitanti iniziarono a produrre il pane con un particolare tipo di segale che solo decenni dopo si scoprì essere contaminata da un fungo con proprietà allucinogene. Fu allora che la Chiesa ne vietò l’utilizzo, definendolo “pane del diavolo”.

La penna di Marta Lamalfa possiede padronanza di lingua e di trama, dando vita a una narrazione meravigliosa, lirica e spietata al tempo stesso, in grado di descrivere con forte realismo le durissime condizioni di vita degli isolani del tempo e, insieme, il desiderio, intinto nelle allucinazioni, di una vita altra, capace di volare sopra le umane miserie.


IL VINO

Il vino in abbinamento è una Malvasia delle Lipari DOC, vino di ammaliante dolcezza, caldo e avvolgente come le fantasie di Caterina.

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Chi sono

Mi chiamo Michela Bilotta, sono nata a Salerno, ma vivo da oltre dieci anni a Bruxelles, dove mi occupo di comunicazione e ufficio stampa. Ho pubblicato guide turistiche, racconti, manuali per concorsi a cattedra.  La Metrica dell'oltraggio è il mio primo romanzo.

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