Inverness, Monica Pareschi. Maestoso arazzo di mostruose debolezze
- Michela Bilotta
- Jun 19
- 2 min read
Si potrebbe dire che il vero protagonista dei racconti che danno vita ad Inverness sia il movimento di scarto, il sussulto lieve che rende sfocata una foto perfetta, lo spostamento laterale tra la vita desiderata e quella vissuta. E quello che resta è un "rumore di ghiaccio incrinato", la crepa intorno alla quale si assesta l'esistenza dopo che i sentimenti e le speranze sono andati a schiantarsi sull'asfalto duro degli accadimenti.
Con una prosa ardita ed elegante, Monica Pareschi tesse un arazzo di mostruose debolezze, di sentimenti ripugnanti e desideri deformi che solcano come una ferita vite apparentemente normali, nelle quali i protagonisti di questi straordinari racconti cercano se stessi nell'altro, trovando, alla fine, il riflesso stinto di un desiderio incompiuto. Persino il luogo che dà il titolo alla raccolta resterà solo anelito, in quest'opera nella quale ogni storia si snoda attraverso le pieghe di una ferocia sentimentale ostinatamente cercata, a volte come forma di punizione, altre come viatico di redenzione, altre, ancora, quale sigillo di appartenenza.
I protagonisti sono persone fragili che tentano di restare in equilibrio ai margini di un precipizio, persone che esercitano il loro diritto a una felicità rovinosa, divorate dall'ingordigia, dalla smania di potere, dal desiderio bulimico di essere amate. Sono personaggi imprigionati dal disgusto di se stessi, nel quale si avvolgono con sadico compiacimento, "come un maiale nella mota", spesso offrendosi come agnelli sacrificali "faccia nuda al taglio".
In Inverness, non a caso nella cinquina finalista del premio Campiello, ogni racconto è una piccola perla che riluce attraverso una prosa ricercata, profonda, letteraria. Che dice di una paura di stare al mondo la quale si fa cicatrice indelebile.
Un'opera maiuscola, consigliata a chi ama la letteratura, le vie poco battute, i bivi, i sentieri altri. E che conferma la visione in grande di Polidoro Editore e di Orazio Labbate, curatore della collana Interzona.
IL VINO
Il vino da accompagnare a questa lettura è il Sauvignon blanc, vino avvolgente come i desideri dei protagonisti, ma che emana un peculiare sentore di bosso che richiama alla natura selvatica.

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