Occorre allacciare le cinture per intraprendere il viaggio che la penna di Peppe Millanta ha preparato per noi, aprendo la porta a un universo incantato, fatto di ripide salite e impetuose discese, curve pericolose e improvvisi cambi di direzione.
Un romanzo che mantiene intatto lo stupore dalla prima all’ultima pagina e che non tradisce le promesse, rilanciandole, anzi, in un sorprendente gioco al rialzo. Sarà difficile separarsi da Vinpeel e dal corteo di improbabili personaggi che lo circonda, personaggi vivi, tridimensionali, che hanno nella diversità il loro tratto distintivo. Ogni volta che l’autore ce ne presenta uno, lancia una sfida al lettore, dando una spallata a quel patto di sospensione dell’incredulità che li lega a filo doppio e che Millanta si diverte a tradire e onorare allo stesso tempo.
E una volta saliti sulla giostra ci faranno compagnia Padre Earl, messo spalle al muro ogni volta dalla logica stringente di Vinpeel, che continua a confessare i peccati che pensa di aver commesso e quelli che ha in animo di commettere, il burbero signor Biton, proprietario della Locanba (no, non è un errore di battitura, e scoprire il perché di questo nome vale da solo la lettura del libro), Dorothy, il maiale da riporto, Ned Bunty che affida alle conchiglie la storia degli abitanti di Dinterbild.
E chissà che le vicende narrate non riescano a riempire quei buchi dell’anima “grandi come intere emozioni e larghi come sogni”. Perché “se non stai attento da lì ti ci può scivolare via una vita intera in un baleno. E non è detto che tu sia così fortunato da ritrovarla”.
Lasciatevi condurre: ne vale la pena. E alla fine del viaggio avremo voglia di incamminarci con Vinpeel alla ricerca dell’Altrove, o di restare a Dinterbild, stregati e affatturati, per sempre.

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