C'è tutta la potenza ammaliante della prosa di Michela Murgia in quest'opera che scorta il lettore in un percorso disturbante, accompagnato per mano dall'incredulita' prima e dalla pietà dopo.
La stessa che sopraggiunge inattesa nella protagonista, filla de anima, come vengono chiamati "i bambini generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità dell'altra".
E, quando lo sgomento di fronte a quella madre adottiva che si svela madre terminale e ostetrica di morte si stempera nel perdono, il mistero dell'ora finale si fa strumento di crescita che invita al rispetto silente, a capo chino e labbra serrate. Come di fronte al vuoto che lascia la penna di Michela Murgia.

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