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Tornerà la primavera, Nadia Noio. Vibrante saga familiare.

  • Writer: Michela Bilotta
    Michela Bilotta
  • Jun 26
  • 2 min read


Ha una grazia antica e il tocco lieve di una scrittura musicale questa meravigliosa saga familiare che inizia nella Campania di fine Ottocento e si snoda attraverso cinque generazioni. Tornerà la primavera è un vibrante arazzo familiare ordito con il filo della memoria e intessuto di echi magici.


Le vicende partono dalla “Piccerella”, un’orfana presa a servizio da una facoltosa famiglia napoletana nella quale sia il padrone che il figlio approfittano della sua innocenza. Quando rimane incinta, senza che si sappia con esattezza chi dei due sia il padre, la padrona la manda via di casa affidandola alle cure di una mammana. Il bambino che verrà al mondo si chiamerà Orlando e crescerà con lo stesso raro candore della madre, perso nel suo mondo di fantasia e immaginazione e da subito considerato stravagante dagli abitanti del paese.


Quando il realismo magico si sposa alla cultura partenopea

Quando Orlando, ormai adulto, si innamora di Luisa, il romanzo si impreziosisce di suggestioni incantate, che ricordano il realismo magico della letteratura sudamericana, intrecciate, in questo caso, alle superstizioni, alle dicerie e alle scaramanzie della cultura partenopea. La ragazza, infatti, come altri membri della sua famiglia, sente delle voci che le preannunciano la malasorte, ma questa peculiarità viene accettata senza turbamento alcuno da Orlando.


Da questo momento in poi saremo trascinati, attraverso una lingua sontuosa e ammaliante, nelle vicende dei loro figli e, dopo, dei loro nipoti: Nicolino, che disarma i ricordi strazianti della prima guerra mondiale abbracciando la fede; la placida Agnese, che vede esaudite le sue preghiere quando l’inviso promesso sposo sparisce il giorno delle nozze; Enrico, che perde il senso delle cose sui campi di battaglia del secondo conflitto mondiale (bellissime le pagine sulla guerra), e Raffaele, che mette a dimora la sua avidità nel clima di rinascita del dopoguerra.


La prosa è leggera come una carezza, a tratti ironica, a tratti lirica, ma sempre autentica, e ha un ritmo narrativo che ricorda le storie un tempo raccontate davanti al fuoco. La penna dell’autrice ha una rara forza evocativa, che non ha bisogno della messa in scena, dell’abusato show don’t tell, di dialoghi fagocitanti, ma che riluce di una serena fermezza e dà vita a uno degli esordi più luminosi degli ultimi anni.


Tutto in queste pagine è affatturazione: il mito, i presagi, le apparizioni, l’intreccio tra destino e libero arbitrio, la speranza che si fa diga contro le intemperie della storia e la resilienza di figure femminili che, muovendosi disinvolte tra realtà e incanto, sfidano fatalità e destini. E i personaggi di questa straordinaria storia familiare sono destinati a restare nella mente e nel cuore molto tempo dopo aver letto la parola fine.


IL VINO

Il vino da abbinare a questa lettura è un Lacryma Christi del Vesuvio DOC, vino intenso con note fruttate e netta impronta vulcanica, in omaggio a un territorio che, nelle pagine del libro, è esso stesso protagonista della narrazione.


La mia recensione qui:


 
 
 

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Chi sono

Mi chiamo Michela Bilotta, sono nata a Salerno, ma vivo da oltre dieci anni a Bruxelles, dove mi occupo di comunicazione e ufficio stampa. Ho pubblicato guide turistiche, racconti, manuali per concorsi a cattedra.  La Metrica dell'oltraggio è il mio primo romanzo.

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