Inizio a leggere le prime pagine in metro. Il vagone è affollato, sto attenta a reggermi agli appositi sostegni. Poi il click, quello che scatta nella testa ogni volta che mi consegno disarmata alle parole, alle storie che si fanno vertigine e che ti affatturano come un incantesimo. E di colpo la metro è vuota, sono solo io e le pagine che ho davanti.
In una notte di primavera Viola riceve una telefonata dal marito che le chiede di correre in ospedale, senza aggiungere altro. Una volta arrivata, si troverà di fronte a una realtà inaspettata e a un segreto svelato che la porterà a una decisione drammatica e definitiva.
Le parole di Sara Rattaro sono affilate come lame e si conficcano nell’anima generando dolorose lacerazioni. La scrittrice controlla con maestria trama e intreccio e mette in scena le fragilità e le imperfezioni di una famiglia apparentemente felice, scomponendo il mosaico dei rapporti e ricomponendolo intorno a immagini che dicono il dolore della perdita e del senso di colpa, tratteggiando, infine, il desiderio di riscatto e di sopravvivenza.
La narrazione si alterna tra passato e presente e, attraverso le voci dei due protagonisti, ripercorre i momenti più importanti della loro vita di coppia, le loro differenze caratteriali, l’insoddisfazione perenne di Viola, la sua affannosa ricerca di un altrove in grado di riempire gli spazi lasciati vuoti dal matrimonio.
Un viaggio commovente e commosso nella dimensione degli equilibri interrotti, che parla del coraggio di ricucire le proprie esistenze attraverso l’ordito dei traumi subiti. Consigliato a chi ama immergersi nelle storie di famiglie all’apparenza perfette, ma che celano crepe insospettate.
IL VINO
Il vino da abbinare a questa lettura è il Primitivo di Manduria dolce DOCG, un vino da meditazione, dal colore impenetrabile e sorprendentemente - per chi è abituato al classico primitivo - dolce. Perché non tutto è come sembra, come nel libro della Rattaro.
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